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"UN POSTO SICURO" (2015)


Casale Monferrato, 2011. Luca è un ex-attore, alcolizzato, che per tirare avanti fa il clown alle feste. Edoardo è suo padre, ex-operaio all’Eternit, che per colpa del lavoro ha trascurato moglie e figlio. Tra i due c’è tanto risentimento e non si sentono da anni. Ma il destino, tragicamente, li fa riavvicinare con una telefonata. Edoardo ha contratto il mesotelioma, un tumore causato dalle fibre d’amianto. Un dramma che a Luca permetterà di riaggiustare il rapporto con il padre e di fare i conti con una storia di cui fino ad ora non sapeva nulla. In tutto questo sarà aiutato dalla sua passione per il teatro e dall’amore di Raffaella, ragazza che conosce in una serata di lavoro.


“Un posto sicuro”(2015) è l’opera prima di Francesco Ghiaccio.

Aiutato dall’amico Marco D’Amore, co-produttore, co-sceneggiatore e attore nel film, Ghiaccio realizza un’opera che vuole denunciare una pagina terribile della nostra storia più recente: l’Eternit.

Il regista, infatti, è originario di Casale Monferrato e ben conosce il dramma legato all’amianto, e l’iter processuale in corso, che fino ad ora si è rivelato un insuccesso giudiziario.

Ma il film ha più di un livello narrativo.

Emergono letture secondarie, come le relazioni, spesso difficili, tra padre e figlio, e lo scontro tra vecchie e nuove generazioni: le prime trovavano realizzazione in un buon lavoro, mentre le seconde, ora, vivono nell’incertezza e nella precarietà più assoluta.

“Un posto sicuro” ha un impianto narrativo semplice, sincero, e genuino.

Il dramma viene trattato con estrema naturalezza e non si incappa mai in squallidi patetismi e banalità.

Il film gioca sulle pause, sui silenzi e sugli scambi di sguardi, che meglio delle parole riescono a trasmettere lo stato emotivo del personaggio. La vera drammaticità si nasconde nel volto.

La fotografia, meravigliosa e congeniale alle scelte stilistiche e narrative di Francesco Ghiaccio, è fortemente caratterizzata da una predominanza di scala di grigi.

La quasi assenza dei colori e i lunghi silenzi, sono scelte volute dal regista, per rappresentare un killer invisibile, che silenziosamente uccide, divorandoti dall’interno.

Ciò che ne esce è un film dal grande trasporto emotivo, che senza l’interpretazione di tre grandissimi attori, come il veterano Giorgio Colangeli e le due giovani promesse Marco D’Amore e Matilde Gioli, non avrebbe raggiunto quella sua perfetta completezza.

Non c’è bisogno di tante parole per convincere lo spettatore a vedere “Un posto sicuro”.

È un film che deve assolutamente esser visto!

Oltre ad essere bello, tecnicamente ed artisticamente, ha anche un grande valore morale: non dimenticare le nostre tragedie sociali.

“Un posto sicuro”, sebbene sia un’opera prima, meriterebbe una distribuzione massiccia e capillare, nei cinema e nelle scuole, perché è un film educativo e soprattutto capace di risvegliare la nostra sensibilità sociale e civile.

Benché l’amianto sia eterno, non sono eterni i capi d’imputazione che sono caduti tutti in prescrizione con la sentenza della Cassazione, il 19 novembre 2014.

Ora un nuovo processo è stato avviato, cambiando i capi d’accusa, per non incappare una seconda volta nella prescrizione. La strada purtroppo è ancora lunga.

Francesco Ghiaccio e Marco D’Amico sembrano riporre le loro speranze di giustizia nell’Arte. Cinema e Teatro vengono, infatti, chiamati in causa come mezzo di denuncia e di mobilitazione sociale.


“Un posto sicuro” è per non dimenticare.


Giacomo Tinti




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