"La mia ombra è tua" di Eugenio Cappuccio è l'adattamento cinematografico dell'omonimo libro di Edoardo Nesi. È la storia Emiliano De Vito, giovane laureato con i massimi dei voti in Lettere Antiche, che per emergere dal precariato che soffoca la sua generazione, accetta di fare da assistente al grande scrittore Vittorio Vezzosi, "teoricamente" impegnato nella scrittura del sequel del suo unico libro "I lupi dentro", grande successo letterario di 25 anni fa. Il Vezzosi, fin da subito, appare come una creatura mitologica in grado di fare innamorare tutti i suoi lettori con un solo libro, ma allo stesso tempo capace di scomparire dal mondo, per più di un quarto di secolo, ritirandosi a vita privata in una casa colonica poco fuori da Firenze. L'incontro tra i due non genererà gli effetti sperati, ma un viaggio folle su una Jeep del '79 con destinazione Milano e una Fiera del Vintage, farà fare loro finalmente i conti con il proprio passato, presente e futuro. Il nuovo film di Eugenio Cappuccio è fresco, divertente, frizzante e scoppiettante. Non è la solita commedia all'italiana degli ultimi anni, anzi è una storia che scava nel profondo delle emozioni umane, ricordandoci il potere della passione e della nostalgia. Infatti sono queste due le direttrici attraverso cui si muove tutto il racconto: da una parte vediamo rappresentato un Paese e una società ancorata a un passato nostalgico, e dall'altra invece una generazione di giovani che accusa spocchiosamente la "cannibalizzazione" del proprio presente e futuro. Fortunatamente c'è la passione a far da contraltare a questo senso di nostalgia, che spinge l'uomo all'inerzia e all'inettitudine: la passione è quella forza in grado di guidarti verso lo scopo della propria vita, che se anche il più delle volte è una fregatura, ti riserva dei momenti di gloria, per i quali vale la pena vivere, aspettare e lottare. E così, se da una parte abbiamo uno scontro tra passione e nostalgia, dall'altra abbiamo due uomini fragili, alla ricerca di un senso nel proprio presente. I due hanno quasi 30 anni di incomunicabilità colpevole, eppure questo conflitto generazionale si trasformerà poi in un rapporto che gioverà a entrambi. Fondamentali sono le figure femminili, fari guida nelle vite di Emiliano e del Vezzosi, capaci di dare nuovo senso ed equilibrio alle esistenze dei due personaggi. "La mia ombra è tua" rispolvera la necessità, sempre più urgente, di abbandonarsi più spesso ai sentimenti e alle emozioni, dimenticandosi anche per un solo momento di tutte quelle contingenze che la società frenetica e "malata" di oggi vuole imporci. Perché nulla è più forte, importante e confortante, della volontà di riscoprire l'ebrezza dell'amore e della passione. Una menzione speciale è da dedicare a Marco Giallini, che con la sua naturale frenesia e un pizzico di sana follia, buca lo schermo regalandoci un personaggio unico, anticonformista, in grado di insegnarci molto anche senza aver scritto il sequel del grande successo "I lupi dentro" .
Viva il cinema! di Giacomo Tinti
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