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"SUNDOWN" (2021) - Recensione


“Sundown” è l’ultima fatica del regista messicano Michel Franco, che dopo aver vinto nel 2020 a Venezia il Leone d’Argento per la Miglior Regia grazie a “Nuevo Orden”, torna al cinema riproponendo sugli schermi un tema a lui caro: la rappresentazione del caos. A differenza di “Nuevo Orden”, dove si assiste a un brutale colpo di stato dove appunto il caos è ben evidente e preponderante, in “Sundown” Franco cambia registro e utilizza uno stile completamente agli antipodi: lavora per sottrazione, trionfa il minimalismo, il caos non è più esteriore ma viene interiorizzato. Per tutto il film aleggia una tranquillità apparente, scandita dal rumore delle onde e da un tempo che vorrebbe cristallizzarsi, ma purtroppo scorre lentamente e inesorabilmente.

Quest’atmosfera sospesa, genera tensione, curiosità e apprensione nello spettatore. La sceneggiatura è magistralmente costruita su Tim Roth, che interpreta Neil, membro di una delle famiglie più ricche del Regno Unito, che quando la vacanza con la sorella (Charlotte Gainsbourg) e i suoi due nipoti viene interrotta per la morte della madre, decide di non tornare a casa, fingendo di aver dimenticato il passaporto in hotel. Indolente verso le preoccupazioni della sua famiglia e completamente disinteressato alla sua vita, Neil decide di soggiornare in un hotel da due soldi e di passare le sue giornate abbandonandosi pallido e dolente su una squallida spiaggia di Acapulco, sorseggiando cervezas. In “Sundown” sono molti i temi cari a Michel Franco. Oltre al caos, assistiamo a personaggi che devono prendere decisioni sotto pressione, all’opposizione sociale di stili di vita, all’improvvisa e immotivata esplosione di violenza. Anche in questo film non esistono né ricchi né poveri: sono tutti sullo stesso piano, impotenti e in balia di un caos di cui nessuno è padrone. Michel Franco mette in scena la decadenza di Acapulco, un tempo paradiso turistico, e pone l’attenzione sull’accettazione di atti estremamente violenti di diversa natura. Un uomo freddato su una spiaggia da due malviventi sembra un fatto comune, di cui non preoccuparsi più di tanto. Poi c’è uomo che rompe improvvisamente qualsiasi legame con la sua famiglia, un atto violentissimo… eppure nessuno dei suoi cari prova a comprenderlo. Allo spettatore Franco lascia il compito di decifrare il suo protagonista, in un thriller destabilizzante, che lentamente ci scava dentro, fino a lasciarci senza fiato come i pesci, appena pescati a inizio film, che boccheggiano inermi sotto lo sguardo assente di Tim Roth.


Un’immagine forte che pare premonitrice.




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