“Alla base dei nostri ricordi c’è come un nucleo emotivo e quando si estirpa quel nucleo ecco che inizia il processo di degradazione. Perciò al suo risveglio mattutino i ricordi, che abbiamo mirato, saranno inariditi e dissolti…”
Queste sono solo alcune parole che un medico pronuncia a un Jim Carrey depresso e sconsolato, seduto su un lettino.
Il film in questione è “Se mi lasci ti cancello”.
È un film che per essere presentato non ha bisogno di molte parole. E’ soprattutto un viaggio, un’esperienza intima, che lo spettatore deve vivere da sé.
Comincerei con il dire che il titolo in italiano è stata una scelta infelice: non gli rende giustizia. Il titolo originale “Eternal sunshine of the spotless mind” è ben più poetico e suggestivo. Tradotto letteralmente suona più o meno come “L’eterno splendore di una mente immacolata” ed è anche un verso di Alexander Pope (citato nel film).
Rileggendo il titolo originale, respiriamo immediatamente un’aria da sogno. È proprio in una realtà del genere che il regista Michel Gondry vuole trasportarci.
“Se mi lasci ti cancello” è un’opera completa, visionaria ed elegante. Con la sua raffinatezza stimola mente, occhi e cuore.
Charlie Kaufman è l’autore della sceneggiatura, grazie alla quale nel 2005 si è aggiudicato l’Oscar perla migliore sceneggiatura originale.
Ciò che Kaufman vuole raccontare è una storia di vita, una realtà dove è possibile manovrare e cancellare i ricordi, in cui fa convivere un turbinio di emozioni contrastanti. Il tono e l’atmosfera drammatica e rassegnata viene mitigata da un’essenza di dolcezza e delicatezza.
Kaufman realizza stupefacenti dialoghi, semplici ma profondi, e gioca abilmente con il tempo. Lo spettatore ondeggia come un pendolo, oscillando incessantemente tra una dimensione presente e una vissuta, balzando da un ricordo all’altro.
Michel Gondry è riuscito a valorizzare e ad esaltare ogni singolo aspetto della sceneggiatura. Le sue poche e semplici scelte stilistiche, si sono rivelate vincenti ed efficacissime. L’uso della camera a mano, che conferisce il massimo grado di realtà, abbinato alla rappresentazione di scene surreali e ad una fotografia dai toni cupi e dark, genera uno shock emotivo e uno smarrimento nello spettatore, il cui sguardo non può che rimanere incollato allo schermo.
Il film presenta un cast stellare. Nel ruolo dei due protagonisti troviamo un insolito tragico Jim Carrey, che ci regala una delle sue performance migliori, e una Kate Winslet, che come al solito non delude le aspettative, dando vita a un personaggio fragile che è difficile da dimenticare. Peccato non sia andata oltre la nomination all’Oscar come migliore attrice protagonista.
Ad affiancare i due protagonisti abbiamo Tom Wilkinson, Mark Ruffalo, Elijah Wood e Kirsten Dunst.
Gondry realizza un’opera elegante e raffinata. Un capolavoro di stile e di contenuti. Lo spettatore rimane catturato ed è come se vivesse un viaggio epico, un’odissea a ritroso nell’esperienze e nei ricordi passati di un uomo, senza mai perdere il contatto con la realtà. Giacomo Tinti
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