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"IN ORDINE DI SPARIZIONE" (2014)


Nils Dickmann, uomo tranquillo e cittadino modello, con il suo spazzaneve tiene pulite le strade di un piccolo e isolato paesino norvegese. La sua vita viene improvvisamente sconvolta dalla morte del figlio. La polizia chiude il caso con una morte per overdose. Per Nils, invece, si tratta di un’esecuzione mafiosa ed è deciso a farsi giustizia. La sua sete di vendetta convergerà con lo scontro tra il “Conte”, sadico gangster di Oslo, e la mafia serba, capeggiata da il “Papa”.


Ogni volta che si parla degli scandinavi, è praticamente impossibile non pensare a quell’enormità di luoghi comuni che li riguardano: la tanta neve, il gelo, il nulla, la serietà, la freddezza d’animo, i gialli, i thriller perversi e truculenti e le belle bionde.

“In ordine di sparizione”(2014), non a caso, contiene tutti questi elementi, ma ne presenta uno del tutto inedito, che può considerarsi il punto di forza e la chiave di lettura dell’intero film: una graffiante, cruda e grottesca ironia.

Un’ironia a cui non si è abituati, che non ha niente a che fare con quella francese o con lo humor inglese. È un’ironia che lavora per sottrazione, che non si vede, che si nasconde nelle scene e che, improvvisamente, fa ridere lo spettatore, soprattutto nei momenti meno adatti alla risata.

Era il 2010, quando al Festival di Berlino veniva presentata l’insolita ma apprezzatissima dark comedy “En ganske snill mann”(2010) firmata dal regista Hans Petter Moland, con la sceneggiatura di Kim Pupz Aakeson. A distanza di quattro anni il duo artistico si è ripresentato nella capitale tedesca, portando in concorso “In ordine di sparizione”,

film del medesimo genere che non ha tradito le aspettative, mantenendo sempre alta la qualità.

“In ordine di sparizione” è un thriller a tutti gli effetti. L’incipit, le dinamiche e la trama, sono degni del miglior film noir, con la differenza che l’intera vicenda è compenetrata da uno humor tagliente, crudo e irriverente.

Il titolo dichiara apertamente la modalità cronologica con cui è stata narrata la vicenda. Una chiave di lettura che rimanda chiaramente allo stile di due grandi registi come Kitano e Tarantino.

L’intero film è costruito su un equilibrio ben studiato e su un eccellente lavoro di sceneggiatura. I ritmi sono sempre costanti, scanditi e dinamici. L’ironia è ben ponderata e si contrappone ogni volta a scene di grande violenza: un momento si ride, il momento dopo si inorridisce.

La scenografia ha una natura dualistica: i grandi paesaggi innevati, dominati da un biancore incontaminato, entrano in contrasto con i crudi e copiosi schizzi di sangue; l’abitazione lussuosa, moderna e all’avanguardia nel design del “Conte”, si contrappone a quella antica e tradizionale del “Papa”.

Gran merito è da attribuire all’eccezionale cast del film, meritevole di aver saputo dare vita a personaggi sopra le righe ma incredibilmente realistici. Tra i nomi di eccellenti interpreti come Stellan Skarsgård e Bruno Ganz, imperturbabili ma estremamente espressivi, spunta quello di Pål Sverre Hagen che, con grande bravura, interpreta un gangster sadico, nevrotico, amante dell’arte e soprattutto vegano.

“In ordine di sparizione” è un film di grande qualità. È un thriller violento e surreale, che si mescola con la commedia nera e con la commedia degli equivoci.

“In ordine di sparizione” è un crudo e divertente viaggio nella mentalità e nelle atmosfere scandinave, pronte a sconvolgere, positivamente, lo spettatore.


Giacomo Tinti



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