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"MEZZOGIORNO DI FUOCO" (1952)



Sessantaquattro anni e non sentirli!

Diretto da Fred Zinnermann, Mezzogiorno di fuoco (1952)è un capolavoro del cinema americano che ancora oggi non ha perso un colpo.

Il regista austriaco ha confezionato un film western moderno, ancora oggi, sotto tutti i punti di vista.

Mezzogiorno di fuoco è uno dei rari casi in cui il tempo dell’azione coincide con quello della proiezione. La vicenda si svolge in 85 minuti, l’esatto tempo che intercorre tra il matrimonio dello sceriffo Kane (Gary Cooper) con la quacquera Amy (Grace Kelly), e l’arrivo in città di Frank Miller, bandito graziato in cerca di vendetta. Protagonista fondamentale, non a caso, è il tempo che, con il suo scorrere inesorabile e l’intervallarsi di inquadrature di orologi, scandisce il ritmo dinamico e avvincente del film e determina l’accrescere della suspense, sempre più angosciante, minuto dopo minuto.

Lo stile rigoroso e sobrio di Zinnermann esalta le performance di due “grandi” del cinema americano: Gary Cooper che, con il suo sguardo timido ma impenetrabile, dà vita ad uno sceriffo inscalfibile e statuario che con onore non si sottrae al proprio dovere, e Grace Kelly che, al suo primo ruolo importante, interpreta con assoluta delicatezza una quacquera in conflitto tra ciò che è Bene e ciò che è Male.

Ad unire tutti questi elementi c’è Dimitri Tiomkin che, autore della canzone Do not forsake me, oh my darling, firma una colonna sonora indimenticabile e fondamentale per il pathos emotivo del film.


Mezzogiorno di fuoco è un western anomalo. Vengono abbandonati tutti gli elementi tipici del genere (indiani, cavalli, praterie, cowboys) per concentrarsi su una storia non di frontiera bensì “intellettuale”, che riflette sulle dinamiche umane, sui temi di solidarietà, moralità e vigliaccheria. Infatti, il film si focalizza non sull’imminente scontro tra lo sceriffo Kane e il bandito Miller, ma sul piano psicologico, che vede un uomo, solo, alla ricerca di aiuto.


Il film suggerisce diverse letture. Una più semplice, che denuncia il conformismo e il non altruismo delle masse, e una più audace ma evidente, che vuole che il film rappresenti una pesante critica al maccartismo e alle sue terribili conseguenze. Non a caso, Zinnermann si servì di Carl Foreman, sceneggiatore e intellettuale di sinistra finito nelle liste nere di Hollywood.


Nonostante questa lettura più politicizzata, Mezzogiorno di fuoco è stato apprezzatissimo dall’ambiente cinematografico e soprattutto dall’Academy che gli ha assegnato ben 4 Premi Oscar: “Miglior attore protagonista” a un imperturbabile e magistrale Gary Cooper; “Miglior montaggio”, grazie al quale l’intero film è percorso da una palpabile suspense; “Migliore colonna sonora” e “Migliore canzone” a Dimitri Tiomkin, che ci ha regalato una delle più belle e memorabili colonne sonore di sempre.

Zinnermann è l’autore di un western che non subirà mai lo scorrere del tempo e che, grazie al suo patrimonio iconografico artistico, rimarrà impresso nelle menti di tutti i suoi spettatori.

Dopotutto, come si può dimenticare un Gary Cooper solitario che, vestito di nero, cammina sotto il sole per le strade deserte del villaggio, alla ricerca spasmodica di aiuto, accompagnato dalle celebri note di Do not forsake me, oh my darling? Giacomo Tinti



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