Ieri è stato il giorno di AfricaTalks, l'evento speciale di questo Festival, organizzato da Associazione COE e Fondazione Edu e dedicato agli aspetti più innovativi del continente: una tavola rotonda e un film per approfondire il tema delle industrie culturali e creative in Africa. A seguire è stato proiettato il sorprendente documentario Système K di Renaud Barret.
E sempre ieri siamo entrati nel vivo della programmazione nei cinema e in streaming.
Le proiezioni in presenza sono iniziate alle h.14.30, all’Auditorium San Fedele, con quattro cortometraggi del Concorso EXTR’A, sezione con la quale si vuole presentare lo sguardo sul mondo di registi italiani o stranieri residenti in Italia.
I corti proiettati raccontano personaggi di donne e sono: Princesa di Stefania Muresu, La pecora di Nour Gharbi, Oltre la foresta di Jacopo Marzi e Il turno di Chiara Marotta e Loris Giuseppe Nese.
È iniziato anche il Festival su MYmovies.it, la grande novità di quest'anno, dove la sala virtuale del FESCAAAL potrà raggiungere tutti i piccoli schermi d’Italia!
Sono usciti tutti i film del Concorso Cortometraggi Africani e Twist à Bamako, il d'apertura che sarà disponibile in streaming (fino a lunedì 2 maggio, h. 10).
Concorso Cortometraggi Africani – "HOME
Myriam Uwiragiye Birara (“Dream Job”, “Painted Stories”), giovane regista, pittrice e production designer originaria del Ruanda, firma il cortometraggio “Home”, in concorso al 31° Festival del Cinema Africano, d'Asia e America Latina – FESCAAAL, già vincitore del premio Medien Patent Verwaltung AG al Festival di Locarno.
“Home” pone l’attenzione su un momento tragicamente significativo per la sua protagonista, Kanama (Cecile Kakuze). La donna, dopo aver subito abusi e violenze da parte del marito, torna al villaggio natale per cercare il supporto dalla famiglia. Ma quello che si ritrova ad affrontare non è altro che il rifiuto e il disprezzo dei suoi cari, che insieme alla società le chiedono di conformarsi ai doveri di una buona moglie, e quindi di tornare insieme al marito.
Il titolo originale del cortometraggio è “Imuhira”, che in Ruanda significa proprio “casa”, che paradossalmente è quello che manca alla protagonista. La regia ci accompagna con delicatezza in questo breve viaggio, seguendo passo per passo i movimenti di Kanama, anche quelli più intimi. La camera, in alcune scene, è l’unica testimone dello stato d’animo della donna, che trova conforto unicamente nella solitudine.
“Home” è un cortometraggio realizzato per denunciare la condizione delle donne all’interno della società africana, per cui la loro unica aspirazione deve essere quella di essere una brava moglie. E quando un matrimonio non funziona e le donne tornano dalle famiglie per cercare supporto, vengono respinte per una questione di onore.
Così le donne restano sole, senza una casa.
Myriam Uwiragiye Birara ha raccontato del destino infausto di troppe donne, attraverso scene significative e con l’uso di pochi, ma taglienti, dialoghi. Le azioni e le parole della famiglia di Kanama racchiudono l’ideologia di un’intera cultura.
Nella sua sofferenza, che trova l’apice in un fulmineo gesto di disperazione, Kanama, riscopre e si riconcilia con la vera sé.
Con in sottofondo una melodia malinconica, l’unica cosa che esce dalla bocca di Kanama e che sembra cullarla e proteggerla dalle sue paure, Myriam Uwiragiye Birara porta sullo schermo un’importante storia di denuncia.
di Carlotta Pinto
Concorso Cortometraggi Africani – "ON THE SURFACE"
Nel suo cortometraggio, "On The Surface", Fan Sissoko ci sussurra una storia all'orecchio e ci culla con un'animazione dalle tinte pastello, soffiate dai rumori del mare in sottofondo.
Più che una storia, in definitiva, ci rende testimoni di una conversazione intima e dolce, resa sicura da una sensazione ovattata come se fossimo immersi in un mare privato e immenso.
Ascoltiamo una lettera di una madre a un figlio, una madre che ha paura del futuro e che sa che dovrà crescerlo in un paese che non è il suo. È un tentativo inconscio di rispondere alla domanda più istintiva e animale: “da dove vengo?".
Il cortometraggio si interroga sul tema della provenienza, appartenenza e delle radici.
Ed ecco che la risposta è molto più vicina, forse perché questi concetti non coincidono con la comprensione di quello che ci circonda, ma con qualcosa di più universale che riguarda l'uomo nel profondo.
Nasciamo e siamo invitati ad essere inquilini del mondo, a nuotare nei suoi spazi e nei suoi suoni, ma infondo la nostra casa siamo noi che sappiamo ospitare l'anima ovunque andiamo.
di Federica Farioli
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