Ieri, martedì 26 marzo, è ripreso il Festival del cinema Africano, d’Asia e America Latina, dopo lo stop di lunedì per dare spazio ad “Africa Talks”, un appuntamento fisso all’interno del Festival, che indaga tendenze e opportunità che stanno rivoluzionando diversi settori in Africa, per contribuire attivamente al futuro sviluppo economico del continente.
Nato grazie alla collaborazione tra COE e Fondazione EDU, “alimentazione del futuro e le produzioni agricole locali” sono state il focus di questa nuova edizione.
Al termine della tavola rotonda intitolata “Back to the roots. Agricoltura e alimentazione tra vecchi e nuovi saperi”, è stato proiettato il film “Thank You For the Rain” di Julia Dahr, che racconta di Kisilu Musya, un contadino del Kenya, che inizia a filmare la sua famiglia e il suo villaggio per denunciare l’impatto devastante dei cambiamenti climatici sul suo territorio.
Ieri sera invece è stata la volta di “Loveling - Benzinho”, film brasiliano firmato da Gustavo Pizzi, che ha debuttato al FESCAAAL nel “Concorso Lungometraggi Finestre sul Mondo”.
Presentato per la prima volta in concorso al Sundance Film Festival 2018, ha riscosso successo e apprezzamento da critica e pubblico di tutto il mondo.
Gustavo Pizzi ci catapulta nella realtà quotidiana di una meravigliosa e normalissima famiglia brasiliana: quattro figli e due genitori amorosi, che si trovano a gestire tanti piccoli eventi ed imprevisti della vita. Tutta la storia è retta dal bellissimo personaggio di Irene, interpretata da una bravissima Karine Teles, moglie di Gustavo Pizzi e co-sceneggiatrice del film, che si prende sulle spalle tutte le preoccupazioni quotidiane: la sorella che si sta separando dal marito violento, i problemi finanziari del marito e i suoi sogni costantemente infranti, la partenza improvvisa del figlio maggiore, promessa della pallamano, per la Germania.
Il personaggio di Irene è unico ed emblematico. I suoi grandi occhi azzurri nascondono una frustrazione e un dramma esistenziale. Lei è alla ricerca della propria auto-affermazione. Auto-affermazione ribadita dalla sua riluttanza e resistenza a vendere la sua casa al mare, nella quale lei stessa si identifica, per risolvere i guai finanziari del marito. Cerca di emanciparsi cercando un posto di lavoro fisso, e per questo riesce a diplomarsi, e con estrema dolcezza invita alla cerimonia di consegna del diploma le persone a lei più care. Ma allo stesso tempo si ritrova alle prese con le dinamiche familiari quotidiane: due gemelli vivaci da gestire, la sorella che scappa dal marito, il dramma della partenza di Fernando, il figlio maggiore, che viene richiesto in Germania per il campionato di pallamano. Una notizia improvvisa, e 20 giorni per dire addio al figlio amato. Una separazione, un dolore, che Irene non vuole affrontare né accettare, ma non lo dà a vedere. Mille ostacoli quotidiani piombano nella vita di questa madre, ma nulla riesce a scalfire il suo meraviglioso e splendido dolce sorriso.
Stupenda ed ironica è la metafora-contrasto della casa che cade a pezzi, quasi ad annunciare tutte le difficoltà e gli impegni che la famiglia dovrà affrontare. Ma contro ogni pronostico la famiglia di Irene riuscirà invece a rimanere sempre unita, vivace e allegra. Da sottolineare è la meravigliosa fotografia e l’uso sapiente della macchina da presa. Ogni inquadratura è come fosse un quadro, e i colori sono caldi, vivaci e sempre accessi.
Gustavo Pizzi riesce a dar vita con leggerezza ad un racconto familiare pieno di felicità e spensieratezza, nonostante le quotidiane difficoltà della vita. Riesce a farci respirare l’aria del Brasile, grazie ad una performance corale dall’alchimia perfetta. È inutile nascondere che, una volta finita la visione di “Loveling – Benzinho”, si lascerà la sala con una ventata di ottimismo e con impresso nella mente il bellissimo sguardo e il dolcissimo sorriso di Irene, pieno di amore, speranza e gioia per la vita. Giacomo Tinti
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