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"La ragazza ha volato" - Fotogrammi a Venezia 78 - Orizzonti Extra


NEL CUORE DELLA PROVINCIA LA RAGAZZA HA VOLATO

Nadia ha sedici anni, alla scuola preferisce giri senza meta nella sua città, Trieste, e alla compagnia dei coetanei oppone la sua solitudine. Durante uno dei suoi pellegrinaggi diurni viene notata da un ragazzo che le si approccerà dapprima incuriosendola e poi forzandola al rapporto sessuale. Nadia dovrà gestire le conseguenze di una scelta subita e capire come reimpossessarsi della propria volontà.

La ragazza ha volato, dunque, è un racconto di formazione. Scritto dai fratelli Damiano e Fabio D’Innocenzo per la regia di Wilma Labate, il film riflette su cosa significhi crescere in un ambiente che fa della meccanicità e dell’abitudine il proprio modus vivendi. Trieste è una città di confine, quindi di scambio e contaminazione, ma il film ne coglie anche l’anima di provincia e restituisce efficacemente l’apparente tranquillità che si respira nei sobborghi soporiferi delle piccole città.

La Trieste della Ragazza ha volato è una città operaia, costellata di bar e ricevitorie e piccoli negozi. La fotografia di Sandro Chessa e la scenografia di Flaviano Barbarisi fanno un lavoro eccellente nel portare sullo schermo i silenzi della sceneggiatura, che hanno un evidente parallelo con quello dei luoghi, perfino quelli più affollati come i bar dove le chiacchiere di sottofondo sono un rumore vuoto, routinario. Una specie di silenzio, appunto.

A casa Nadia guarda ciò che passa in tv con la sua famiglia, poche parole e tante cene e i dialoghi si arenano sulle ovvietà perché nelle relazioni prevale la stanchezza.

È quando questa stanchezza e quest’abitudine a subire la quotidianità vengono bruscamente spezzate che si è costretti ad esprimersi e a tirare fuori una forza che prevarichi sul presente.

In un film in cui si parla poco - e quando lo si fa si allude - c’è molto non detto, affidato agli sguardi e alla fisicità dei sentimenti. Alma Noce, che interpreta Nadia, è brava nel dare eloquenza allo sguardo della sua protagonista. Non è sempre convincente, ma nel complesso riesce a restituire l’interiorità di questa ragazza fraintesa che si ritrova a dover crescere in fretta e a prendere in mano il timone della sua vita.

Qualche dubbio sorge sulla gestione del ritmo narrativo. Infatti, nonostante la storia si sviluppi su un prima e su un dopo, la pellicola scorre senza increspature. È una scelta che si conforma bene all’atmosfera di caos calmo del film, ma alcuni passaggi risultano quasi diluiti in uno sforzo di partecipazione lasciato tutto allo spettatore.

Una bellissima panoramica ascendente sui casermoni di cemento della periferia chiude il film. Nei gesti quotidiani e appartati di provincia c’è adesso un senso di dolcezza: la ragazza ha saputo invertire il corso dell’inerzia, la ragazza ha volato.


Recensione a cura di Giulia Annecca


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