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FILMMAKER FEST 2019: “Un film dramatique”, di Éric Baudelaire


Film, opera d’arte o esperimento sociale?



Un film dramatique”, per la regia di Éric Baudelaire, sembra essere un connubio di tutte e tre le cose. Il progetto di Baudelaire, artista e cineasta franco-statunitense, nasce come fusione di più parti che insieme compongono un’installazione più grande al Centre Pompidou di Parigi. 


L’idea è molto originale nella sua realizzazione. Il regista inizialmente predilesse un approccio più autoriale e documentaristico “standard”, più tardi, durante i quattro anni di produzione, scelse invece di allontanarsi dai canoni tradizionali per creare qualcosa di diverso.

Il film si pone l’obiettivo di raccontare la periferia parigina, seguendo la vita e il percorso scolastico di un gruppo di ragazzini delle medie per ben quattro anni. Il fatto che siano gli stessi bambini a mostrarci con i loro occhi il proprio ambiente quotidiano (sono infatti loro i registi di tante scene), ci fornisce una visione intima e privilegiata.

Tutto il film ruota attorno ai concetti di discriminazione geografica e di disparità fra ceti sociali diversi. E fa riflettere che l’appartenenza geografica a un luogo come il Distretto 93 di Seine-Saint-Denis, che fa da sfondo costante, risulti un fattore talmente decisivo per la vita dei ragazzi protagonisti. Si percepisce l’attaccamento alle proprie radici, se pur ci si interroghi costantemente sul significato di “origini” e sul concetto di “nazionalità”; ed è avvincente constatare come queste idee si siano evolute nel corso degli anni, osservando come in alcuni casi il senso di ingiustizia e di discriminazione, provato da dei bambini, si sia trasformato in voglia di rivalsa e di riscatto.


Intervista in sala con la produttrice Camille Laemle e una delle protagoniste condotta dal moderatore del Cinema Beltrade:

La produttrice Hélène Maes (a sinistra) e la protagonista Manelle Zigh (a destra) presentano il film "Un film dramatique" di Eric Baudelaire, in programma al Filmmaker Fest 2019 nel Concorso Internazionale

(Domanda alla produttrice, Hélène Maes) Come nasce il progetto di Un film dramatique? Era programmato che durasse così tanto?

“La scuola era appena stata costruita e ci hanno permesso di filmare e di avviare questo progetto. Lavorare con i ragazzi è stato una sfida, ma abbiamo voluto portarlo avanti fin quando fosse possibile”


Il film fa parte di un progetto più grande?

“Sì, fa parte di un’esposizione al Centre Pompidou composta da installazioni audio e video prodotte interamente dai ragazzi e non presenti nel film. In generale l’intero progetto verte sulla valorizzazione delle periferie”


Questo secondo te è un documentario?

“Non è facile rispondere. All’inizio avevamo una troupe esterna che riprendeva i ragazzi a scuola, ma poi il progetto si è evoluto in qualcos’altro. Comunque c’è della post produzione, quindi non è così facile dare una definizione precisa”


(Domanda all'attrice protagonista, Manelle Zigh) Quanto tempo è stato presente il regista e quanto la sua presenza ha influito a scuola?

“Circa due ore a settimana. In realtà al di fuori del progetto non ne parlavamo molto. avevamo questa telecamera che portavamo a turno a casa e che ogni settimana ci passavamo”


Il regista vi ha dato dei consigli?

“Ovviamente ci consigliava, ma ci ha dato la massima libertà. poteva dire e fare più o meno quello che volevamo”


Ti sei sentita più oggetto del documentario, soggetto o autrice?

“Un po’ tutto, perché sia io che gli altri ragazzi eravamo coinvolti al cento percento”



Salvatore Gazineo



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