Hoolboom è noto per essere una sorta di avanguardista, solito utilizzare materiali di archivio misti a riprese proprie.
"Crossroads", questo il nome della raccolta, propone una serie di sette corti del regista che ne delineano la visione artistica e allo stesso tempo ne raccontano l’evoluzione.
La proiezione è cominciata con “Introduction to Alchemy”, titolo assolutamente non eufemistico, dato che questo primo corto ci fornisce le basi concettuali su cosa sia un artist movie, e di conseguenza permette di entrare nell’ottica giusta per apprezzare al meglio i lavori di Hoolboom.
I corti successivi, a mio parere si sono rivelati quelli più interessanti proprio perché sono quegli artist movies di cui parlava l’introduzione.
I ritratti che Hoolboom propone in “Tradition” e in “Hiro” sono entrambi di persone a lui care, amici d’infanzia, intenti ad affrontare i propri problemi con la memoria.
In "Tradition", la protagonista si ritrova in Cina, paese d’origine della sua famiglia, e deve fare i conti con la sensazione di straniamento che la assale nell’essere in un luogo sconosciuto, ma ancora presente nei suoi ricordi, che malinconicamente sta scomparendo per via della malattia.
Il protagonista di "Hiro", invece soffre del problema opposto: i suoi ricordi, in realtà non sono i suoi; sono bensì ricordi radicati nella memoria della sua famiglia, che ha vissuto il dramma di Hiroshima e che lo perseguitano incessantemente durante il suo vagare in giro per Tokyo, alla ricerca della sua propria voce.
L'intimità che lega i protagonisti dei suoi ritratti e il regista si percepisce benissimo, rendendo le immagini più vivide e le storie, seppur meno chiare, più suggestive.
La parte finale della proiezione è stata dedicata a un studio sul colore, e più nello specifico a forme primordiali di color correction (tecniche di correzione del colore digitale) adoperate dal regista nel corso degli anni con i corti “Color My World” e “In 1974”.
Infine, con il corto “Identification” assistiamo alla trasposizione in immagini del disagio interiore di una ragazzina che cerca il suo posto nel mondo dovendo fare i conti con la brutalità del mondo in cui vive. Brutalità che non ci viene mai mostrata, ma che noi percepiamo esclusivamente grazie ai suoni ambientali, frammenti di dialoghi, brani letterari recitati con veemenza.
A termine della proiezione, Mike Hoolboom ha risposto ad alcune domande, tra cui una particolarmente sagace: "ti è mai capitato che qualcuno non capisse un tuo lavoro?"
Il regista, dopo una breve risata ha risposto: “Io non capisco perché amo la persona di cui sono innamorato, ma ne resto comunque innamorato”.
Salvatore Gazineo
Comments